FIABE ILLUSTRATE 2004: Le erre di Aurora – IV parimerito

 

LE ERRE DI AURORA – IV parimerito
Testo: Piero De Giorgi, 31 anni, Trepuzzi (LE)
Illustrazioni: Luana Vincenti, 30 anni, Maglie (LE)

Aurora fu chiamata così perché nacque proprio allo spuntare del nuovo giorno. A sei anni non era ancora riuscita a pronunciare la lettera «erre ». Però nessuno ci faceva caso, era divertente sentirla pronunciare il proprio nome al momento delle presentazioni: «Auvova », diceva sorridendo, contagiando immediatamente tutti con la sua allegria.

Ma proprio il primo giorno di scuola successe qualcosa che la ferì profondamente. Tornò a casa di corsa e in lacrime, si aggrappò al grembiule della madre e tra i singhiozzi giurò di non… volev mai più vimetteve piede in quella scuola. Capire quel che diceva era più difficile del solito. «Quei vagazzi… Mi pvendevano in givo pev via della evve… pev il nome… mi dicevano ‘Auvova vompe le uova’. Non mi ci vimandave, ti pvego… »
Il senso di quelle parole confuse non poteva sfuggire alla mamma che cercò di sdrammatizzare: «Anch’io alla tua età  non riuscivo a pronunciare la ‘esse’. Dicevo ‘esce’… «
«Sì, ma tu non ti chiamavi Sciuscianna! » Aurora scoppiò a piangere di nuovo correndo a rifugiarsi nella sua camera.
«Pevché pvopvio Auvova? » si diceva, non riuscendo a pronunciare quella maledetta lettera nemmeno nel pensiero.
«Pevché tutte queste pavole con la evve al centvo? Non pavlevò mai come gli altvi… »
Si guardò intorno: in tutto ciò che la circondava sembrò trovare la conferma della sua condanna. «L’univevso è pieno di ‘evve’. La mia cameva è un tuvbinio di ‘evve’: lo scvittoio, la cavtella, la libvevia, le scavpe, il tvenino, il diavio, la specchieva… »
«Lo specchio. » La interruppe una voce.
«Come? »
«Lo specchio. » Sentì ripetere, ma non capiva chi avesse parlato.
«Sono io. Sono qui, nello specchio. » Era la sua copia spiccicata che le parlava, dall’altra parte dello specchio.
«Ciao » si presentò «mi chiamo Alba, ho sentito che piangevi. Come mai sei così abbattuta? Mi dici cosa ti è successo? »
«E tu da dove spunti fuovi? »
«Te l’ho detto: mi chiamo Alba. Vivo al di qua dello specchio. »
Aurora si avvicinò meravigliata alla strana apparizione.
«Ma questa sono pvopio io » pensò, »fovse stavo solo sognando. »
«Ma no che non stai sognando. »
«Allova spiegami che ci fai nello specchio della mia cameva, e dimmi cosa vuoi da me. »
«Te l’ho detto, ho sentito che piangevi. Così ho pensato che avessi bisogno di aiuto. Io ti vedo spesso dal mio specchio, sei così felice di solito, non ti ho mai vista così giù… »
«Pev te è facile pavlave. Tu non hai mica il pvoblema che ho io. »
«E cioè, quale? » chiese Alba incuriosita.
«Questa ovvibile ‘evve’ che mi viene al posto della ‘evve’! Ecco quale. » Stava quasi per rimettersi a piangere…
«Ma se ce l’hai tu, ce l’ho anch’io questo difetto. Non hai visto che siamo tali e quali? »
«Savemo puve uguali, ma ti ho sentito pavlave finova e, beata te! Tu pavli benissimo. »
«Ti sbagli. Io ho il tuo stesso e identico pvoblema di pvonuncia. »
Aurora rimase a bocca aperta, non sapeva se piangere o ridere.
«Che fai ova? Mi pvendi in givo anche tu? Non vovvai favmi il vevso come quei cvetini dei miei compagni di classe? »
«Non ti ho mentito e, come ho detto, ho le tue stesse difficoltà  con quella odiosa consonante. Ma la soluzione, è più semplice di quanto non appaia. Se Lei ti infastidisce, è sufficiente che tu La elimini. »
»Mi vuoi spiegave che vuol dive ‘La elimini’? »
«Ma come, non hai capito? Ci sono così tante consonanti nell’alfabeto! Nessuna è inevitabile. Basta che tu finga che Lei non esista. Immagina un mondo senza di Lei. Un mondo come quello in cui vivo io. Non è difficile. Nel mio mondo l’alfabeto ha una consonante in meno! »
«Ma tu vovvai schevzave! Il mondo è pieno di pavole con la ‘evve’. Come fai a eliminavla? Ti sei guavdata intovno? Non vedi quanti oggetti spavivebbevo insieme a quella letteva? »

Aprì le braccia indicando tutto ciò che la circondava in quel momento. «Savebbe da eliminave tutta la mia cameva… che poi è identica alla tua. »
«Intendi la mia stanza? »
«Cameva o stanza fa lo stesso… »
«Ne sono convinta anch’io » rispose Alba ridacchiando.
Aurora, non capendo ancora lo scherzo, continuò il suo elenco di oggetti da eliminare: «C’è la libvevia, la cavtella… » e nominandole le indicava con un dito.
«Lo scaffale, lo zaino… » confermava Alba dall’interno dello specchio. «il mio tvenino, l’ovsetto… » proseguiva Aurora, e Alba, di rimando: «la locomotiva, il peluche… »
«il mio diavio, i miei colovi… » diceva una, e l’altra: «L’agenda, le matite, i pastelli… ». «… i quadvi, il postev alla povta… » incalzava Aurora, cercando di mettere in difficoltà  quella strana bambina. Che rispondeva tranquillamente al contrappello: «… le foto, i disegni, i dipinti e il manifesto sull’uscio. »
Aurora non sapeva più cosa indicare, aveva nominato ogni oggetto della stanza. «… le mie scavpe, l’abatjouv… »
«… gli stivaletti, le pantofole, e la lampada sul comodino. Penso che ogni cosa sia al suo posto. Non manca niente. »
Così dicendo Alba cercò di rimanere seria, ma non riuscendo più a trattenersi, scoppiò in una risata incontenibile.
Aurora si guardò ancora attorno, forse cercando un ultimo oggetto da controbattere all’avversaria, ma non trovando nient’altro si arrese sospirando. Si avvicinò allo specchio quasi per verificare che tutte quelle cose ci fossero davvero anche lì dentro.
«Dentvo questo specchio c’è un mondo mille volte più gvande del mio » pensava. «Ogni cosa può esseve allo stesso tempo molte altve cose. In fondo basta guavdavle con un po’ di attenzione! » Infine disse ad alta voce: »Ho capito tutto. Bisogna solo che non mi limiti all’aspetto più semplice di ogni cosa. Non è detto che quello che mi viene in mente immediatamente sia il nome o il senso di un oggetto! »
Aveva pronunciato tutta la frase con tanta enfasi da non accorgersi nemmeno di avere appena «eliminato » il suo problema, o quantomeno la lettera che ne era la causa.
A poco a poco si lasciò contagiare dall’allegria di Alba. Infine si unì felice alle risate della nuova amica.

La mattina dopo, in classe, probabilmente Aurora mise in atto gli «insegnamenti » della sua strana amica e all’uscita di scuola, questa volta, era sorridente come non mai, circondata da altre bambine e bambini con i quali si avviava tranquillamente verso casa. Parlavano e scherzavano amichevolmente e non pochi avevano notato dei cambiamenti rispetto al giorno precedente. «Allora, ieri ci hai presi tutti in giro? » disse a un tratto una di loro. «Era solo uno scherzo quel tuo modo buffo di parlare. E noi ci siamo cascati in pieno. »
Aurora ripensò a quelle frasi che l’avevano tanto ferita così poco tempo prima pronunciate da quegli stessi bambini con cui ora conversava amorevolmente. Le veniva quasi da ridere a pensarci adesso. Era tentata di rispondere che davvero si era trattato di uno scherzo, ma poi sentì di voler raccontare loro la verità .
Tentò di ritrovare nella propria mente le parole con cui era riuscita ad esprimerlo così bene la sera prima, di fronte ad Alba.
«Io non vi ho mentito; quel difetto che avete notato e che adesso pensate che io non abbia più, ce l’ho effettivamente. Semplicemente oggi ho evitato quella consonante, o meglio, ho evitato i vocaboli che la contengono. »
I bambini presero ad osservarla incuriositi, mentre Aurora continuava il suo discorso: «All’inizio mi sembrava quasi impossibile, ma poi ho incontrato Alba. Lei mi ha spiegato la ricchezza del vocabolario e del mondo in cui vivo, la varietà  delle parole e le sfumature dei loro significati… »
I suoi amici avevano smesso di ascoltarla e qualcuno aveva cominciato a sorridere. «Ci avevi quasi convinti » disse uno di loro, «sei uno spasso ».
Aurora non si era ancora resa conto del perché di quella reazione, non si era accorta di avere pronunciato metà  del suo discorso usando con disinvoltura e ripetutamente la lettera «erre », quella lettera che le aveva procurato tutti quei guai. Quando se ne accorse rimase senza parole, poi, quasi senza salutare i compagni, cominciò a correre verso casa con il desiderio irrefrenabile di raccontare tutto ad Alba. Ma una volta a casa, di fronte al suo specchio non vide altro che la propria immagine riflessa. E insieme ad essa il mondo in cui era avvolta.
Un mondo che ad un tratto si era manifestato per quello che davvero era e che non sarebbe mai più tornato quello di prima.

Ultimo aggiornamento

27 Settembre 2022, 10:14

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