FIABE ILLUSTRATE 2004: Lentina – 3 premio

 

LENTINA – III ° premio
Testo ed illustrazioni: Maurizio Quarello, 29 anni, Rivalba (TO)


C’era una volta un regno ricco e magnifico. I prati erano verdi anche d’inverno, gli alberi non perdevano mai le foglie e ovunque scorrevano ruscelli argentini.
Gli abitanti di questo paese erano tutti bellissimi, uomini, donne e bambini.
I vecchi conservavano grazia ed eleganza e anche gli animali erano stupendi: gli uccelli avevano piumaggi variopinti, i gatti e i cani pellicce folte e brillanti, e i cavalli possedevano le criniere più lunghe e il portamento più fiero che mai si fosse visto.
Tutti erano sempre impegnati a curare il loro aspetto e a mirarsi e rimirarsi negli specchi o a scambiarsi complimenti.
In ogni casa, dalla dimora del Re fino alla più umile capanna di contadini, si potevano vedere specchi ovunque. Ce n’erano di grandi e piccoli, rotondi, ovali, lunghi o stretti. Se ne trovavano in ogni camera… perfino in cucina o nelle cantine, perché gli abitanti vanitosi di quel reame non potevano resistere per molto senza ammirare la loro bellezza.
Il Re possedeva migliaia di specchi e se ne faceva fabbricare sempre di nuovi, la Regina, che era la donna più bella del paese, non ne aveva mai abbastanza e pretendeva ogni giorno di averne uno nuovo in cui ammirare la propria immagine.
C’erano naturalmente tanti fabbricanti di specchi: con tutto il lavoro che avevano erano diventati bravissimi e le superfici erano levigate magnificamente, i riflessi perfetti e le cornici sempre più sontuose.
Uno di questi artigiani aveva una figlioletta, Lentina. Non era bella come tutti gli altri, non che fosse brutta: era solo un po’ differente dagli altri bimbi.
Lentina non amava specchiarsi, a forza di sentir dire dagli altri bambini che non era bella come loro, ma un pochino diversa, preferiva evitare di guardarsi anche solo riflessa in uno stagno.
Lentina non si comportava come gli altri bimbi, non sorrideva quasi mai e a volte pareva che pensasse anche in un altro modo, sembrava che la sua mente fosse un po’ più lenta o che funzionasse diversamente.
Invece di giocare i bambini e le bambine passavano il tempo ad intrecciarsi i capelli, a incipriarsi e a cambiarsi d’abito, Lentina allora sedeva in disparte, da sola, giocando con le sue bambole.

Non era invidiosa di quei bimbi, anche se erano così belli, però non capiva per quale ragione dovessero essere così vanitosi e perché provassero tanto gusto a pettinarsi e a farsi belli. Non era forse molto più divertente giocare a palla che perdere tutto quel tempo ad agghindarsi come dei pavoni?
Un giorno il papà  di Lentina disse che aveva fabbricato lo specchio più perfetto che fosse mai esistito.
Ci aveva lavorato per tanto, tanto tempo, il risultato era incomparabile disse, le immagini riflesse sarabbero state incredibilmente fedeli.
La mattina successiva avrebbe portato lo specchio prodigioso al Re per fargliene dono.
Lentina, anche se non amava gli specchi, fu presa dalla curiosità  e volle ammirare quella meraviglia prima che fosse portata alla reggia.
Lo specchio era ricoperto da un panno per proteggerlo dalla polvere, quando lo sollevò vide il più bello specchio che avesse mai ammirato. L’immagine era nitida e precisa, Lentina non riuscì a non sorridere felice osservando quel capolavoro. Quando incrociò il suo sguardo riflesso osservò il suo stesso sorriso, e si sentì allegra.
Quello era l’unico specchio che le piacesse: aveva qualcosa di magico.
La mattina successiva accompagnò il padre col suo dono dal Re, le dispiaceva molto che dovessero separarsi dallo specchio, ma il papà  non aveva sentito ragioni.
Un oggetto come quello era degno solo di un Re e non era certo adatto ad una bambina un po’ strana come lei.

Il Re gradì molto il dono, ammirò le dorature della cornice dicendo che non ne aveva viste mai di così belle.
Ma quando, infine, si specchiò rimase di sasso…
Perché mai il Re non si vide bello come al solito? Era anzi abbastanza bruttino: la barba non era rigogliosa e dorata, la statura sembrava essere diminuita e le gambe erano storte come dei tronchi di quercia.
La Regina e i cortigiani si affollarono stupiti per osservare le loro immagini riflesse.
Chi più chi meno, erano tutti brutti, chi come un rospo chi come una strega.
Qualcuno si vide un porro sul naso che non aveva mai notato, qualcun altro gli occhi strabici o i denti storti, c’erano poi gobbe, teste pelate e nasi enormi.
Infine anche Lentina si avvicinò allo specchio prodigioso e… meraviglia, la sua immagine era tale e quale alla realtà !
Tutti furono molto stupiti, Lentina non appariva diversa dagli altri come era sempre successo. Al contrario, tra tutte quelle figure un po’ strane, con il suo sorriso allegro, pareva assolutamente normale.
Anzi pareva più graziosa di tutti gli altri.
Era davvero magico quello specchio?
Forse, disse qualcuno sottovoce, era tanto perfetto da riflettere l’immagine dell’anima e non quella del corpo…
Fatto sta che l’unica ad essere proprio uguale, nella sua semplicità , era la piccola Lentina.
Il Re, vergognandosi molto, si disse onorato di avere ricevuto un dono così bello, ma di non poterlo proprio accettare.
Disse invece che gli avrebbe fatto piacere se quello specchio così diverso dagli altri fosse regalato a Lentina… che era una bimba così particolare… oltretutto gli pareva che alla bambina piacesse tanto.
Naturalmente tutti si dissero d’accordo, il papà  fu felice di accontentare il Re e Lentina fu molto contenta di ricevere quel meraviglioso specchio.
Lentina mise lo specchio nuovo nella sua cameretta ed ogni tanto, ma non spesso come le altre bambine, ci si specchiava e sorrideva.
Non sapeva nemmeno lei per quale motivo fosse solo quel particolare specchio l’unico che la facesse sorridere.

Ultimo aggiornamento

27 Settembre 2022, 10:08

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